Ascoltare i luoghi

8th June 2025

La sensazione è, sempre più, quella che stiamo facendo dei luoghi dei contenitori vuoti da riempire delle nostre aspettative e dei nostri desideri. E che di conseguenza anche la narrazione sia sposata più su questa necessità che sulla effettiva identità di questi luoghi. Esserci, osservare, ascoltare quello che le persone hanno da raccontare. Ma anche provare a immaginare che le memorie possano essere fertilizzante per il futuro.

Testo di Chiara Carolei

Foto di Virginia Monteforte

 

Memorive, Reti di memoria

Laboratorio di Comunicazione Digitale

31 maggio, 1 e 2 giugno, Morcone (BN)

TAM La cultura è un fiume

 

Il testo è tratto da un post Instagram di Chiara Carolei.

 

Ammetto che ho dovuto aprire Google Maps. Dov’è Morcone? Provincia di Benevento, Campania, molto vicino al confine col Molise. Una Campania a me sconosciuta, quella lontana dal mare e da qualsiasi esperienza io possa ritrovare nei miei ricordi e nella mia gallery.

C’è un bel venticello frizzante verso sera. Mucre, da cui deriva il nome Morcone, è il monte sul quale si estende l’abitato.

Entro in aula la mattina successiva come tutor del laboratorio di “comunicazione digitale del territorio”. Un grande spazio che fu una chiesa, prima di un incendio, e che ora è un auditorium. Ci sono ancora alcune tracce di affreschi nella cupola e tra gli interstizi dei mattoni la natura si è appropriata di nuovi spazi.

Morcone ha meno di 5000 abitanti, proprio come i destinatari del bando di concorso che ha vinto con il progetto TAM La cultura è un fiume di cui Rima è partner con il progetto Memorive.

La sfida sembra facile ma non lo è. Ci siamo chiesti quale sia, oggi, il modo “giusto” di comunicare i territori, di raccontarli sì per promuoverli ma soprattutto per assicurare che la loro identità non venga compromessa.

La sensazione è, sempre più, quella che stiamo facendo dei luoghi dei contenitori vuoti da riempire delle nostre aspettative e dei nostri desideri. E che di conseguenza anche la narrazione sia sposata più su questa necessità che sulla effettiva identità di questi luoghi.

Esserci, osservare, ascoltare quello che le persone hanno da raccontare.
Ma anche provare a immaginare che le memorie possano essere fertilizzante per il futuro.

Come il signor Michele, che da bambino costruiva giocattoli e adesso che è in pensione, e che sua moglie non c’è più, costruisce modellini pieni di dettagli. “Ma poi a chi li vende?”. Chiedo io. “A nessuno - mi risponde - li faccio per me”.


 

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